Capitolo 13 - Excalibur, il libro che uccide


A quel tempo [1938] fu scritto un lavoro che abbracciava l’Uomo e le sue attività. Si trattava di Excalibur, opera ancora inedita, un volume sensazionale che è una summa della vita basata su un’analisi delle condizioni del Genere Umano.

Una nuova ottica sulla vita


Giudicando dal suo voluminoso dossier pensionistico, dopo il matrimonio con Sara Ron non ebbe molto tempo per la sua carriera di scrittore: usò il suo talento letterario al tenace inseguimento di un aumento della pensione.

Il 19 settembre 1946 si trascinò zoppicando al centro medico dove sciorinò la triste litania delle sue ormai familiari disgrazie, ma ancora una volta i medici non furono in grado di scoprire nulla che non andasse. Il rapporto della visita medica riporta che non esistevano cicatrici, o indicazioni di ferite di arma da fuoco o di altro tipo. Il 14 novembre scrisse per lamentare che gli ultimi due assegni della pensione non gli erano stati consegnati: «Ho bisogno di quei soldi, per quanti pochi siano, ne ho assolutamente bisogno». Una settimana più tardi scrisse spiegando il motivo per cui non si era presentato alla visita medica di ottobre: «non mi è stato possibile presentarmi perché ero sia malato che al verde … spero vivamente che possiate dissipare i miei timori inviandomi la pensione, perché ultimamente ho poco da mangiare». All'inizio di dicembre 1946 Ron e Sara sono all'Hotel Belvedere di New York, sulla 48° strada, da dove invia una lettera su carta intestata dell'hotel per accusare ricevuta dell'ordine di presentarsi per una nuova visita, giustificando il suo costoso recapito col fatto che un amico gli aveva finanziato il ritorno sulla costa orientale in cambio di consigli su una spedizione che stava progettando.

Durante la permanenza newyorkese Ron conobbe Sam Metwin, direttore della rivista "Thrilling". «Trovai che fosse un tipo davvero spassoso» ha ricordato Metwin «e gli acquistai diversi racconti. Era davvero una sagoma. Ho sempre saputo della sua smania di fare soldi a palate. Era solito dire che secondo lui il modo migliore per sfondare era fondare un culto». Ron fece visita anche al vecchio amico e mentore John Campbell, che incitò Ron a rimettersi al lavoro: avrebbe pubblicato qualsiasi cosa purché fosse sua perché riceveva di continuo lettere dai lettori che chiedevano nuovi racconti di L. Ron Hubbard. Si accordarono per un articolo sulle conseguenze dello sbarco dell'uomo sulla luna. Nonostante i suoi drammatici problemi alla vista e tutto il resto, Hubbard scrisse un pezzo fantasioso di buona fattura.

Nel maggio 1947 pubblica "Fortezza in Cielo", firmandolo Capitano B.A. Northop. Il motivo per cui Hubbard non usò il suo vero nome va ricercato nel suo carattere: non seppe resistere alla tentazione di auto incensarsi. Analizzando i problemi tecnici del raggiungere la luna scrisse: «In tutto il mondo, in molti hanno pensato ai razzi. Ricordo che nel 1930 L. Ron Hubbard, scrittore e ingegnere, sviluppò e testò - ma senza troppo clamore - un razzo notevolmente superiore alla propulsione V-2, e molto meno complicato». Non è pensabile che Campbell, editore puntiglioso, abbia creduto che all’età di 19 anni Ron stesse sviluppando e costruendo motori per razzo (e di una qualità migliore di quelli prodotti dal team capeggiato da Herner Von Brown). Probabilmente chiuse un occhio per accontentare l’amico. Nel frattempo Ron e Sara si erano trasferiti a Stroudsburg, Pennsylvania, dove Ron scrisse il romanzo "Non è Ancora la Fine" che Astounding pubblicò in tre puntate.

Persa la pazienza, il 14 aprile 1947 Polly presentò istanza di divorzio per abbandono e mancato sostentamento. Ancora non sapeva che suo marito era bigamo, ma la situazione doveva cambiare presto. Tre settimane dopo l’inizio delle pratiche del divorzio, Ron scandalizzò la famiglia trasferendosi con Sara a Bremerton, nella casa lasciata libera da Polly e i bambini. «Per la madre fu una pugnalata alle schiena» ha detto zia Marnie. I coniugi Hub e May disapprovarono nel modo più assoluto e la situazione era insostenibile visto che Polly e i bambini si erano trasferiti da loro. «Quando Ron arrivò con Sara dissi a mia sorella "abbiamo amato Ron quando era un bambino, ma ora per noi è un perfetto estraneo"». La famiglia sarebbe stata ancora più scioccata se avesse saputo che Ron aveva già sposato Sara. Il 23 giugno 1947 venne emesso un decreto preliminare: a Polly venne affidata la custodia dei figli e alimenti per 50$ al mese. Conoscendo Ron, non deve essersi fatta molte illusioni sulla regolarità dell'assegno.

In luglio 1947 Ron e Sara tornano in California, dove affittarono una roulotte in un parcheggio nella parte più squallida di North Hollywood. Hubbard riuscì a procurarsi un agente letterario. Forrest Ackerman non era un famoso agente hollywoodiano dal grosso sigaro, ma un giovanotto occhialuto appassionato di fantascienza che un giorno avrebbe attraversato Los Angeles a bordo della sua Cadillac rossa targata "SCI-FI" [FAntaSCIenza]. Dopo un infruttuoso incontro con degli editori di Los Angeles, Ron si offrì di accompagnare a casa Forrie. Ackerman non dimenticò più quel viaggio, perché lungo il tragitto Ron iniziò a raccontargli l'incredibile storia di come, durante la guerra, era morto e resuscitato sul tavolo operatorio.

«Ricordo che guidava questo catorcio e masticava tabacco. Mentre guidava apriva la portiera e sputava. Arrivati a casa mia ci sedemmo fuori e lui continuò a raccontarmi la storia. Terminò oltre le cinque del mattino, stava albeggiando. In sostanza mi raccontò che dopo morto si era alzato in forma di spirito e aveva osservato il suo corpo. Da lassù aveva visto un fantastico portone con elaborate incisioni, come quelli che a volte si vedono a Bagdad o nella Cina antica. Mentre fluttuava il portone si era aperto, permettendogli di vedere una specie di irresistibile “tavola intellettuale imbandita”, su cui era dispiegata qualsiasi cosa avesse sconcertato mente umana. Tutte le domande che avevano afflitto i filosofi di ogni tempo - quando è iniziato il mondo? Esisteva Dio? Dove stiamo andando? - vi trovavano risposta. Queste informazioni fluttuavano verso di lui che le assorbiva, nell'aria c'era una sorta di eccitazione e sentiva come una specie di lungo cordone ombelicale che lo tirava indietro. Lui diceva "No, no, non ancora!", ma fu risucchiato indietro. Il portone si chiuse e lui si rese conto di essere rientrato nel proprio corpo. Riaperti gli occhi aveva visto un'infermiera che lo guardava preoccupata. Mentre il chirurgo entrava nella stanza Ron aveva esclamato "Ero morto, vero?", al che il medico aveva lanciato un'occhiataccia all'infermiera come per dire "Che cosa hai raccontato a questo tizio?" Ma Ron aveva detto "No no, so che ero morto". Stando al suo racconto, Ron era saltato giù dal tavolo operatorio, era corso al suo capanno di Quonset, afferrato due risme di carta e un gallone di caffè bollente e, per le 48 ore successive, pestato ciecamente sui tasti scrivendo un'opera che intitolò Excalibur, o La Spada Nera. Lasciata la Marina aveva cercato di farlo pubblicare, ma era stato sempre rifiutato. Era troppo radicale, troppo avanti rispetto a qualsiasi cosa. Mi disse poi di aver proposto il manoscritto in giro e che chi l'aveva letto era impazzito, o si era suicidato. L'ultima volta che l'aveva mostrato ad un editore, si era seduto in un ufficio in attesa della sua opinione. L’editore era poi entrato nell'ufficio, aveva lasciato il manoscritto sulla scrivania e si era gettato dalla finestra. Ron non mi raccontò molto di Excalibur, salvo che se l'avessi letto la paura mi avrebbe distrutto. Non sono mai riuscito a capire che cosa c'era di così terribile, o perché dovesse spingere la gente al suicidio».

Ackerman non credette alla storia, ma si stupì per la convinzione con cui Ron gliela aveva raccontata. Essendo un procuratore pensò anche che Excalibur era interessante come prodotto editoriale. Chiamò Gordon Dewey e Peter Granger, ripetendo l’intera storia. Il velato accenno al potenziale rischio servì a stimolare i loro appetiti. «Non vedevano l'ora di leggerlo» ha raccontato Ackerman, ma inaspettatamente Hubbard rifiutò di fornire il manoscritto. «Non riuscii mai a vedere quel manoscritto, né mostrarlo a qualche editore. In realtà non ho mai incontrato nessuno che abbia detto di averlo visto».

Forrest Ackerman
Nonostante gli sforzi di Forrie, nel 1947 Ron lo scrittore non riusciva a guadagnare a sufficienza. Gli introiti erano a malapena sufficienti per mantenere se stesso, figuriamoci l'attuale moglie, l'ex moglie e i due figli adolescenti. Continuò con tenacia a insistere per una pensione di invalidità più cospicua. In ottobre compose una lettera studiata per toccare le corde del cuore della burocrazia, dipingendo un quadro patetico di un reduce confuso e impotente, sull'orlo del baratro:

Gentili Signori,

Questa mia è una richiesta di trattamento … dopo aver inutilmente cercato per due anni di riacquistare il mio equilibrio mentale nella vita civile, sono assolutamente incapace di fare qualsiasi cosa. L'ultimo medico che ho consultato mi ha detto che potrei trarre grosso giovamento da una visita o forse da una cura psichiatrica, se non dalla psicanalisi. Verso la fine del mio servizio ho orgogliosamente rifiutato ogni visita in questo senso, sperando che il tempo avrebbe riequilibrato la mia mente che, avevo ogni ragione di credere, fosse stata seriamente colpita. Ma ormai non riesco più a contare i lunghi periodi di umore tetro e di inclinazioni suicide, e recentemente sono giunto alla conclusione che prima di pensare di riabilitarmi del tutto devo soprattutto trionfare su questo mio stato.
Non posso farmi ricoverare e lasciare la scuola o i piccoli lavori che sto facendo, ma credo che potrei essere curato come esterno, sicuramente con successo. Ma per quando mi riguarda non posso affrontare la spesa di tale trattamento. Potreste aiutarmi? Sinceramente vostro,

L. Ron Hubbard
La drammatica richiesta di aiuto ottenne un rapidissimo riscontro: una visita al Birmingham Hospital. Ormai la sua cartella medica era disperatamente confusa per le numerose versioni che aveva dato sul suo stato di servizio, le sue ferite e i suoi disturbi. Colse l'occasione di questo nuovo consulto per aggiungere al dossier un ulteriore nuovo danno: affermò che nel 1942, mentre prestava servizio sulla nave USS Pennant, era caduto da una scala ferendosi schiena, anca, ginocchio sinistro e tallone destro. Qualche giorno dopo giunsero gli esiti della visita medica. Come in precedenza non fu diagnosticato nulla; addirittura non esistevano più tracce dell'ulcera duodenale, e nessuna traccia di tutti i danni che affermava di aver riportato dalla caduta dalla scala. Tuttavia la burocrazia è imperscrutabile. Nonostante le conclusioni mediche, la sua ostinata determinazione ad essere creduto invalido alla fine pagò. Il 27 febbraio 1948 ricevette una lettera che gli annunciava che le sue invalidità combinate assommavano al quaranta percento, per cui la sua pensione era stata fissata in 55,20$ al mese. Con questo il Sottotenente Hubbard, Riserva della Marina degli Stati Uniti, doveva ritenersi soddisfatto.

In aprile '48 Ron fece la sua apparizione ad uno degli incontri della società di fantascienza di Los Angeles, di cui era membro, per tenere un discorso sull'immortalità e il futuro della scienza medica. Si era interessato alla medicina, spiegò alla platea, dopo essere morto per otto minuti a seguito delle ferite riportate in guerra. Era stato riportato in vita «con l'uso di severe misure di emergenza». Da ricerche da lui effettuate durante la convalescenza, si era convinto che i biochimici potessero allungare la vita fino ad una «limitata immortalità». Giuseppe Stalin era tenuto in vita, affermò misteriosamente, soltanto grazie ad un particolare siero messo a punto dai russi. Poi Ron dimostrò un sorprendente talento come ipnotista, con un repertorio di trucchi da salotto. Un’altra sera, ad una riunione della Società, qualcuno descrisse un sogno particolarmente vivido e Hubbard disse di esserne il responsabile: si trattava di un'allucinazione che aveva provocato mentre «me ne andavo a zonzo in forma astrale».

Della Società di Fantascienza di Los Angeles faceva parte anche A.E. van Vogt, che nel mondo della fantascienza era considerato l'autore al vertice, il quale rimase colpito dalla personalità Hubbard:

«Fisicamente era molto forte, e in ottime condizioni. Aveva comandato una cannoniera nel Pacifico. Una volta era entrato direttamente nel porto di un'isola occupata dai giapponesi. La sua teoria era che se ammainavi la bandiera, i giapponesi non sarebbero stati in grado di distinguere una nave dall'altra. Così aveva ormeggiato al molo, era sceso a terra e se n'era andato in giro per tre giorni. Tutti erano terrorizzati a morte tranne Hubbard. Era un uomo coraggioso, su questo non ci sono dubbi.
Naturalmente conoscevo il suo lavoro di scrittore e lo apprezzavo. Quando ci si trovava la sera iniziava a pensare alla trama di una storia e a proporre idee, chiedendo un’opinione ai commensali. Alla fine della serata aveva già tutto in mente, e quando arrivava a casa iniziava a battere a macchina, estraendo con forza i fogli dal rullo e lasciandoli cadere sul pavimento. Sara mi disse che, quando si alzava al mattino, il suo compito era raccogliere le pagine e metterle in ordine. Ron le lasciava un appunto per dirle a chi doveva spedirle, e non le guardava più.
Non mi disse mai dove aveva appreso l'ipnosi, ma era sicuramente un grande ipnotizzatore. Riusciva ad ipnotizzare certe persone istantaneamente
».

Alla Società di Fantascienza Hubbard cercò di usare l’ipnosi in modo costruttivo. Una volta ipnotizzò un membro del club che il giorno seguente doveva sostenere un esame al college, e gli ordinò di prendere il massimo dei voti, ma il risultato fu scadente. Un'altra volta cercò di aiutare uno che sentiva di avere un "blocco" nella compitazione, ma senza risultati. Quando un fan lo avvicinò chiedendogli se l'ipnosi poteva aiutarlo a risolvere i suoi problemi emotivi, Hubbard cambiò strategia: gli suggerì di leggere "Come Farsi degli Amici e Influenzare la Gente" di Dale Carnegie.

Quell'estate del 1948 portò a Ron problemi con la legge. Una serie di “malintesi” su un assegno condussero ad un imbarazzante arresto da parte dello Sceriffo di San Luis Obipso, che gli prese le impronte e lo accusò di furto. Venne rilasciato dietro cauzione di 500$. Il 19 agosto 1948 venne chiamato in giudizio al Tribunale di San Gabriel, dove presentò istanza di non colpevolezza e richiese un processo con la giuria. Ma quando il processo, fissato per il 31 agosto, stava per iniziare, Hubbard si dichiarò colpevole e venne multato di 25 dollari. Incredibilmente pagò subito. Ron non accennò mai all'episodio con gli amici, e i fascicoli del tribunale vennero distrutti nel 1955; non è perciò possibile sapere di preciso che cosa fosse successo.


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